che portò al primo conflitto mondiale, da cui sorse l’arditismo che si trasformò in fascismo, diventato poi dittatura che condussero ad una nuova carneficina finché’, sconfitto, creò un nuovo regime, formalmente democratico, ma in perfetta continuità con quello di prima, e dunque clientelare, centralista, dominato dai banchieri ed anche militarista.
Dalla sua nascita, la Repubblica non si e’ mai sottratta alle avventure guerriere imposte dall’appartenenza ad uno dei due blocchi decisi dalle grandi potenze, già partendo dalla partecipazione simbolica alla guerra di Corea del 1950 per proseguire coi bombardamenti di Belgrado ed arrivando alle pericolose “missioni di pace”, alle armi vendute ai contendenti ed alle follie spazial-spionistiche dei giorni d’oggi.
Una classe politica priva di vero potere ha sempre accettato di portare le salmerie delle truppe imperialiste che provocano morti, lutti e distruzioni col pretesto di garantire pace e libertà. Lo hanno fatto ben sapendo che nessuno, in un’Italia nata e cresciuta nazionalista, li contesterà davvero. O se lo farà sarà solo per finta.
Oggi, per esempio, un giornalista che da giovane militava nel maoista “Servire il Popolo” ed e’ poi diventato noto come progressista, gira le televisioni raccontandoci di voler creare un nuovo gruppo politico che avrebbe al centro del programma la pace fra i popoli, il disarmo e la solidarietà.
Ma, al solito, è una scatola vuota.
Finché esisteranno grandi Stati in competizione fra loro, non ci potrà mai essere vera pace, perché, come dimostra anche il caso italiano, gli appetiti dei ceti dirigenti, le pressioni degli affaristi che li sostengono e la lucida follia dei guerrieri di mestiere prevalgono inevitabilmente sulle volontà della gente, che peraltro mostra di credere sempre meno nel sistema falsamente democratico, rifugiandosi nel non voto.
Si potrà arrivare ad una vera pace ed amicizia fra i popoli solo con una non violenta rivoluzione istituzionale che, un passo alla volta, sottragga fette di potere e decisione alle elefantiache strutture dominanti (siano esse romanocentriche, euroaccentratrici, natosubalterne o onudemagogiche).
Non c’è’ un domani sereno finché non si smantellano gli imperi “nazionali” e non nasce una nuova Europa, come la definiva Krutwig Sagredo, etnocratica.
Perciò chi sbandiera il pacifismo respingendo o osteggiando il federalismo, secondo me, non merita alcuna fiducia.
La Svizzera, proprio per la sua equilibratrice natura cantonale ha fatto della neutralità la sua cifra distintiva e San Marino o Andorra non hanno mai dichiarato guerra a nessuno.
Articolo di Roberto Gremmo
pubblicato su "La nuova Padania" del 22.02.2024
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