Edizione 2010 |
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SECONDO TRIMESTRE | |||
ANNO XXI N. 23 (2010) |
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Registrato al Tribunale di Firenze il 24 Aprile 1990 al n. 3961. Casella Postale 1215 - 50100 Firenze |
direttore ALESSANDRO MAZZERELLI |
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RIFLESSIONI SUL DIBATTITO AL CONSIGLIO COMUNALE DI BARBERINO DI MUGELLO, CHE HA AVUTO PER OGGETTO IL FUTURO DEGLI ESERCENTI | |||||
Il 22 giugno c.a. si è tenuto il Consiglio Comunale barberinese che ha preso in esame l’Ordine del Giorno, con oggetto : “Situazione degli esercenti operanti nel territorio comunale di Barberino di Mugello “. L’Ordine del Giorno è stato respinto dalla maggioranza, ma ha ottenuto il voto dell’intera opposizione e la promessa del Sindaco di promuovere un incontro per il commercio, ma non inviterà soltanto i commercianti… L’intervento tenuto a sostegno dell’ordine del giorno, partiva dalla constatazione che, per la prima volta, ben 91 esercenti avevano apposto la loro firma, con relativo timbro aziendale, per manifestare il loro disappunto intorno alla mancanza, da parte dell’Amministrazione, di risposte: “chiare ed efficaci” su questioni come “la pulizia”, la “regolamentazione dei parcheggi” e il significato che si vuol dare a parole come : “paese turistico” e “ centro commerciale naturale”. Posta la questione, ho ritenuto opportuno estendere il
problema al futuro della categoria, davanti ad eventi ed iniziative
che potrebbero determinarne il suo totale collasso. A questo proposito, ho dato lettura, commentandola, ad
una importantissima lettera pubblicata su “Il Galletto” –
purtroppo firmata con lo pseudonimo “Il Mugellano” -1 ove l’ “innominato” Signore, sotto il titolo : “
Ma l’Outlet di Barberino è davvero un’opportunità ? “ scrive:
“Oggi che si guarda tale impresa, vediamo che, si è
dimostrata certamente un successo, ma solo fine a se stessa. Un po’
meno se ci aspettavamo ricadute commerciali
e turistiche per il
territorio circostante. In fase di progettazione, si era messo in
evidenza (con chissà quanti pranzi… n.d.a.) come tale
complesso commerciale, con il suo consistente flusso di decine di
migliaia di visitatori, avrebbe provocato una ricaduta turistico
commerciale positiva, riversando su tutto il territorio circostante,
parte delle persone che all’Outlet sarebbero affluite. CIO’ NON SI
E’ DIMOSTRATO PER NIENTE VERO. Anzi
il settore tradizionale della zona, per ovvie ragioni, ne ha risentito
in maniera molto negativa, ed è entrato ancor più in crisi. A
seguito di ciò, il tessuto economico locale si è maggiormente
indebolito. Diverse aziende commerciali e il loro indotto sono a rischio
di sopravvivenza, alcune hanno già chiuso. Ancora una volta gli
interessi e i poteri forti della grande imprenditoria, hanno prevalso
sui legittimi interessi del più diffuso e capillare tessuto economico
del comprensorio Mugellano.” Ho
quindi sollevato la questione della ventilata installazione di
una nuova GRANDE IPERCOOP. A
questo proposito ho fatto presente che, dopo molte difficoltà, usando
un amico , già funzionario in Via XXVII Aprile a Firenze, sede della
Direzione Coop della Toscana, sono venuto a conoscenza
che la struttura sarebbe, per certi versi simile a quella di
Piazza Gino Bartali a Firenze. Leggermente più piccola, ma avrebbe al
suo interno la vendita del parafarmaco,del vestiario, dei giocattoli,
dei libri e della stampa, della bigiotteria, dell’orificeria, dei
casalinghi e ferramenta, della profumeria, dei p.c. e della relative
attrezzature. Ci sarebbe anche una panetteria, un bar, con servizio
ristorante…. Insomma, uno entra lì, e non ha da andare più da
nessuna parte… Altro che valorizzazione del Centro Storico ! La
sua localizzazione, a questo proposito, non da adito ad alcun dubbio !
Si colloca a poche centinaia di metri dal centro della Cavallina
e di Barberino, in una zona che, il mio valoroso collega della passata
Amministrazione, Giuseppe Benassi,
aveva denunciato pericolosa, perché sede, a suo tempo,
di una miniera di lignite …
Ovvia poi, la
ricaduta negativa anche per gli esercenti dei comuni limitrofi di
Scarperia e San Piero a Sieve… A questo punto mi sembra corretto rilevare qual’
è stata la reazione del
Sindaco e dell’assessore competente a quanto da me affermato. Sostanzialmente,
per quanto riguarda la IPERCOOP si
è tenuto un comportamento del tutto analogo ad una mia precedente
domanda in altra seduta: “Non sappiamo nulla…. Si informi lei….
“ Anzi, questa volta non
mi si è detto proprio niente … Quindi, “chi tace acconsente”…
Per quanto riguardava le conclusioni dell’ordine del giorno :
“Il Sindaco si impegna a convocare una seduta aperta del
Consiglio Comunale stesso, onde, ascoltati i pareri degli interessati,
induca l’Amministrazione ad agire, per togliere – ove umanamente e
finanziariamente possibile – tutti i motivi delle giustificate
lagnanze, manifestate da una categoria fondamentale per la sopravvivenza
della vita e dell’identità del paese.” Sia
il Sindaco, che l’Assessore competente, hanno concordemente affermato
che la categoria dei commercianti è quella, da sempre, maggiormente a
colloquio con l’Amministrazione.
Gli incontri sarebbero stati almeno una diecina. Il problema è
che la categoria appare frastagliata e divisa, al punto da contraddirsi
e di mettersi a leticare fra se anche davanti al Sindaco… In questo
contesto, pare loro da evitare la Seduta Consiliare aperta ai soli
esercenti, da sostituire, semmai, con una conferenza che veda la
partecipazione di tutti gli operatori del Centro Storico esercenti e
non. Che dire ? A
questo punto l’intera categoria mi sembra che rischi di essere
strozzata dalla tanaglia Outlet - Ipercoop ,
salvo chi, ma chi è chi sono ? Si
sia, si siano, messi già
d’accordo con la Coop per aprire un negozio al suo interno….
Personalmente ritengo cosa necessaria, opportuna ed improcrastinabile,
che la categoria trovi una sola voce e la faccia sentire !
Sempre personalmente, sono contro e sarò sempre contro l’amerikanizzazione
del commercio, che annienta l’identità dei paese e i rapporti umani, che
degrada con i suoi orripilanti capannoni l’ambiente, che non contiene
affatto i prezzi, perché non
ho visto, lungo il Corso Corsini, rispetto alla qualità della merce
voluttuaria, nessuna esosità…Per gli alimentari la Coop c’è già !
Infine è del tutto inutile lastricare – male -
e chiudere, come se fosse un cimitero, quel che rischia di
diventarlo ! Insomma, altro che riqualificazione del
Centro storico di un
“paese turistico “, qui
se ne sta decretando la morte
per soffocamento… Grazie per l’attenzione.
Alessandro
Mazzerelli
Presidente MAT-Lega Autonomista
Toscana
Capogruppo
PdL Barberino
di Mugello, 25 giugno 2010 |
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Il Granducato di Toscana ed il plebiscito del 1860
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Presento la sintesi di un illuminante articolo di Marco Matteucci pubblicato sull’ultimo numero della rivista “Nobiltà” ed avente come argomento l’occupazione piemontese del Granducato di Toscana. L’articolo prende le mosse dalla fine della guerra tra i franco-piemontesi e l’Impero Austriaco sancita dall’armistizio di Villafranca dell’11 luglio 1859. Tra le clausole del trattato era prevista la restaurazione del Granducato (il 27 aprile un moto organizzato e finanziato dai piemontesi aveva infatti spinto SAIR Leopoldo II a lasciare lo stato). Per agevolare il ritorno degli Asburgo-Lorena sul trono di Firenze proprio Leopoldo decise di abdicare in favore del figlio, Ferdinando IV, che venne riconosciuto come nuovo sovrano di Toscana dagli altri capi di stato. Durante la seconda metà del 1859 si impose però una situazione di empasse dovuta ai contrasti tra le grandi potenze internazionali circa il futuro della penisola. Mentre Napoleone III aspirava a sostituire la sua influenza politica a quella austriaca mediante la nascita di una federazione a sostanziale egemonia francese, l’Inghilterra avrebbe preferito la creazione di uno stato unitario, proprio per evitare un accrescersi dell’influenza francese in europa e nel mediterraneo. Per superare questa situazione si decise così di ricorrere ai plebisciti, uno strumento che in quel momento accontentava tutti: in questo modo i piemontesi avrebbero potuto giustificare le loro annessioni; i francesi, usciti a mani vuote dal sanguinoso conflitto dei mesi precedenti avrebbero a loro volta, sempre tramite plebiscito, annesso almeno la Savoia e gli inglesi sarebbero rimasti padroni dei mari. Fin qui tutto chiaro: quello che però a scuola non è stato insegnato sono le modalità con cui sono stati svolti i plebisciti, e che li hanno ridotti, in pratica, ad una drammatica farsa. Pesantissime irregolarità si sono infatti avute sin dalla “campagna elettorale”: il nobile Ricasoli, dittatore pro-tempore e maggior responsabile della svendita dello stato toscano ai piemontesi, vietò ad esempio l’ingresso e la pubblicazione di ogni rivista che potesse spingere l’elettorato verso il rifiuto dell’annessione al Piemonte, mentre la stampa rimanente si adoperò in un incessante propaganda anti-autonomista. Insomma, per dirla con le inquietanti parole di Matteucci, “(Ricasoli) …mise in moto tutta la macchina affinché il risultato di quelle consultazioni non presentasse alcuna sorpresa al Piemonte...” Intimidazioni ai contadini, minacce ai preti erano dunque normali, in quei giorni. Come se non bastasse, i votanti il giorno stabilito per il referendum poterono scegliere tra due opzioni: “Unione alla monarchia costituzionale di Re Vittorio Emanuele II” o un non meglio precisato “Regno separato”. La possibilità di richiedere la restaurazione della famiglia Granducale, che tanto bene aveva governato la Toscana per quasi 130 anni, non era neanche contemplata nelle schede! Inoltre, sembra quasi grottesco raccontarlo, soprattutto se non sgombriamo la mente dai luoghi comuni della retorica risorgimentale, ma il voto non fu segreto ! Nelle urne dalle quali attingere le schede era infatti ben visibile le scritte SI o NO. Da tutto questo capiamo che quando qualche storico parla di brogli e mere pressioni fisiche e psicologiche in relazione al plebiscito toscano usa solo degli eufemismi. Ma la parte peggiore di questo storia italiota deve ancora essere narrata. Grazie al memoriale di un agente di Cavour rinvenuto dallo storico Giuseppe de Lutiis negli archivi del ministero della difesa possiamo capire come il dato sulla percentuale degli astenuti, pari ad oltre un quarto degli aventi diritto, sia del tutto simbolico, e frutto dei più squallidi brogli dei savoiardi e dei loro tirapiedi. La gente che non andò a votare fu molta di più, ma venne considerato come se avessero votato per l’unione al Piemonte. Leggiamo insieme come accadde. “Noi ci eravamo fatti consegnare i registri delle parrocchie per formare le liste degli elettori, indi preparammo tutti i polizzini. Nel voto dell’annessione un piccolo numero di elettori si presentò a prendervi parte, lande noi, nel momento della chiusura delle urne, vi gettammo i polizzini (naturalmente in senso piemontese) di quelli che s’erano astenuti. E’ superfluo il dire che ne lasciammo in disparte qualche centinaio o migliaio in ragione alla popolazione del collegio. Occorreva salvare le apparenze, almeno in faccia allo straniero. In alcuni collegi l’immissione nelle urne dei polizzini degli astenuti si fece con tanta trascuratezza e si poca attenzione, che lo spoglio dello scrutinio diede un maggiore numero di votanti di quello che lo fossero gli elettori iscritti. In siffatti casi si rimediò al fatto con una rettificazione al processo verbale” Non ci meravigliamo, a questi punti, se il ministro degli esteri inglese, Lord Russel commentò che quelle votazioni “..non hanno alcun valore” Ecco come nacque l’italia…
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Oggetto: Ordine del Giorno per la denominazione di una via o una piazza al Profeta di Barbiana don Lorenzo Milani. |
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Preso
atto, che nel territorio comunale di
Collesalvetti (Livorno) non
è presente la denominazione di una via o di una piazza che ricordi il Profeta
di Barbiana Don Lorenzo Milani; Ritenuto che la personalità e il Servizio sacerdotale di don Lorenzo Milani , ovunque noti, costituiscono una emergenza culturale del nostro tempo; Considerato, che il suo apporto verso una scuola di tutti, trova coerente corrispondenza nell’etica del Decalogo di Barbiana , capace di indicare , al di sopra di ogni ideologia , di ogni tempo e di ogni nazione , la risoluzione del conflitto , sempre cercata, ma mai chiaramente indicata, fra potere e Servizio al bene comune; Ravvisato che il Decalogo si configura come segue:
Divieto di ricoprire più di una carica pubblica. Divieto di
rimanere per più di due volte alla stessa carica pubblica. Divieto
della pubblicità personale dei candidati a qualsiasi carica pubblica. Divieto di
ricoprire una carica pubblica e una di Movimento, in maniera da
consentire all’organizzazione politica il controllo sull’operato
degli eletti. Divieto di
costituire correnti o gruppi di potere. Divieto di
aprire uffici per la promozione del clientelismo. Obbligo
della dichiarazione annuale, pubblica e giurata, di tutti i redditi e di
tutte le proprietà da parte degli amministratori pubblici. Irreprensibilità
morale nella vita pubblica e privata. Predisposizione
della lista dei candidati, a qualunque carica pubblica, mediante una “scala
dei meriti.” Esercitare
la politica come servizio, evitando qualsiasi contrasto personale con
gli altri servitori. Rilevato che si tratta di un atto di dovuto riconoscimento, la cui denominazione a Don Milani, di piazze, vie e scuole, già onora numerosissimi comuni italiani; Rilevato, infine, che all’onore dell’iniziativa, fa riscontro una spesa di cartellonistica comunque dovuta per le nuove denominazioni stradali; P.Q.S: Il Consiglio Comunale di
Collesalvetti, impegna il Sindaco e la Giunta a denominare una via o una
piazza al Profeta di Barbiana don Lorenzo Milani.
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Nomina di Virgili Giuseppina a Commissario del comprensorio empolese | |||||
Prot. 8/Av/ma
Firenze, 13 maggio 2010 Oggetto: Nomina di Virgili Giuseppina a Commissario del comprensorio empolese. Ravvisata la necessità
e l’urgenza di difendere i diritti dei Toscani disoccupati, precari,
senza casa, poveri, emarginati, ammalati, anziani e le categorie
economiche deboli: piccoli commercianti, agricoltori, artigiani e
piccoli imprenditori, sopraffatti e discriminati dai privilegi che le
Amministrazioni Pubbliche concedono e hanno indebitamente concesso agli
extracomunitari;
Considerato l’indebito consenso
politico che si è vista attribuire la Lega Nord,
organizzazione centralista, estranea alla storia, alla cultura e
agli interessi toscani.
Ritenuto che il MAT – Lega Autonomista Toscana sorto in Toscana nel 1989 è,
quale organizzazione che si pone a servizio dei nostri ultimi, la
struttura idonea a mitigare le conseguenze del tradimento a danno delle
categorie – elencata al primo punto – compiuto dai partiti di
sinistra e dalle relative organizzazioni sindacali;
Considerata la necessità di tutelare i diritti delle gente toscana dei comuni di Empoli,
Gambassi Terme, Montaione, Certaldo, Castelfiorentino, Montelupo,
Capraia e Limite, Vinci e Fucecchio; Vista la disponibilità al
compimento del servizio da parte
della Signora Giuseppina
Virgili, tessera 1536; P.Q.S.:
La Signora Giuseppina Virgili è
nominata Commissario, per nome e
conto del MAT-Lega
Autonomista Toscana, relativamente al
territorio dei comuni di Empoli, Gambassi Terme, Montaione,
Certaldo, Castelfiorentino, Montelupo, Capraia e Limite, Vinci e Fucecchio. In
fede
Dr. Alessandro Mazzerelli
Presidente e legale rappresentante del
MAT
Lega
Autonomista Toscana |
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"Io sono uno dei pochi che non ha mai chiesto né una lira né un aiuto a
Berlusconi" La più immane menzogna di Umberto Bossi…… L'asse padano dei soldi |
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1 aprile 2010
Tratto dal Blog di Gianni Barbacetto. |
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