Il programma del neopresidente presenta sicuramente dei punti di discontinuità con la criminale politica statunitense degli ultimi anni (graduale uscita dai conflitti che hanno destabilizzato il mondo, riavvicinamento con la Russia di Putin, sguardo rivolto alla politica interna con protezionismo e programmi di infrastrutture e lotta all’immigrazione), anche se altre dichiarazioni di intenti (avversione all’Iran e industrialismo spinto a scapito dell’ambiente) non possono certo incontrare il nostro favore.
Ma la domanda principale è: sarà in grado il milionario americano di non farsi condizionare dalle lobbies affaristiche globali che comandano il mondo? Il suo potere personale sarà in grado di garantirgli una vera autonomia politica? Oppure, come accaduto già in passato negli stessi Stati Uniti (ricordiamo Nixon) o recentemente da noi con Berlusconi e prima ancora con Craxi, sarà l’ennesimo personaggio che, nel momento in cui il proprio agire costituirà una minaccia per i padroni del mondo, sarà come minimo posto in condizione di non nuocere e di fatto rimosso dai gangli decisionali?
Una cosa comunque è certa: la rabbia degli Ultimi sta progressivamente montando e arriverà il momento in cui sarà un travolgente fiume in piena.
E molti segnali, come questo, potrebbero significare che il momento non sia poi così lontano.
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