Ora i soldi delle nostre tasse vanno nelle mani dei banchieri internazionali del Britannia che detengono azioni e hanno diverse partecipazioni nella gran parte delle aziende ex statali che sono state privatizzate ma che continuano a essere pesantemente sovvenzionate dal governo, con i nostri soldi.
La SIP é diventata Telecom, le Poste sono diventate Poste Italiane, le Ferrovie sono diventate Trenitalia e via discorrendo. Le spese più imponenti sono a carico di noi contribuenti, perché se ne fa carico lo Stato (vedi la copertura del pesante buco di bilancio di Trenitalia ad esempio) ma gli utili se li spartiscono loro.
Il nodo cruciale dell’intera vicenda delle privatizzazioni, che ha portato alla trasformazione di quasi tutte le aziende statali in S.p.A., sta nel fatto che esse non sono state approvate per risanare il Bilancio dello Stato, per aumentare la competizione tra le varie aziende, favorire il libero mercato e rendere più efficiente il servizio (cosa che effettivamente sarebbe stata utile), ma soltanto per favorire, con la piena accondiscendenza di Draghi, Prodi, Amato & Co., le grandi banche padrone del mondo e i grandi speculatori internazionali, che tramite il mercato finanziario e la compravendita delle azioni avrebbero potuto acquistare e controllare tali aziende.
La riunione galleggiante all’epoca passò in sordina, i media non ne parlarono. Chi organizzò la svendita sapeva infatti benissimo che tutta l’attenzione degli italiani era puntata sullo scandalo di Tangentopoli, che stava facendo affondare l’intera classe dirigente italiana.
Per potere procedere alle privatizzazioni bisognava infatti togliere di torno una classe politica che mostrava i muscoli davanti a certe velleità statunitensi di comandare a casa nostra, e soprattutto che non voleva mollare l’osso – o il malloppo – per lasciare posto a una classe di tecnici, fedeli servitori delle banche e dei circoli finanziari angloamericani, il cui motto era “privatizzare per saccheggiare”. Quella della condizione di tecnicità per accedere al potere fu un imperativo talmente tassativo, da riuscire nell’intento di far evolvere il PCI, in senso sempre più “tecnico”, sempre più British, sempre più amico delle banche, sempre più… PD!
Il premio di tutta questa svendita, prevista per filo e per segno in tanto di Libri sulle privatizzazioni dai governi tecnici, o di sinistra che dir si voglia (a firma di Amato o di Visco) fu la nostra “entrata in Europa”, demagogicamente parlando, o la cessione della nostra già minata sovranità monetaria dalla Banca d’Italia alla Banca centrale europea per una moneta, l’euro, che con il tasso iniziale di cambio imposto troppo elevato fu penalizzante per le nostre esportazioni. Senza più la possibilità di emettere moneta quando il governo lo reputi giusto, con la possibilità di vendere i titoli del debito pubblico in mani istituzionali estere e private (fino al 2006 il nostro debito doveva rimanere in mani pubbliche e nazionali), senza neanche un governo economico a livello europeo che potesse controllare quella banda di imbroglioni, lo scempio si è completato.
Amato divenne presidente del Consiglio qualche giorno dopo l’incontro sul panfilo, con il decreto 333 dell’11 luglio trasformò in SPA le aziende di Stato IRI, ENI, INA ed ENEL e mise in liquidazione l’EGAM. Sempre in quell’anno mise in liquidazione l’EFIM, le cui controllate passarono all’IRI e trasformò le FS in SPA. E ancora nel 1992 Draghi, Direttore del Tesoro preparò la Legge Draghi che entrerà in vigore nel 1998 con il governo Prodi, la quale permetteva la trattativa privata nella cessione dei beni pubblici qualora fosse in gioco “l’interesse nazionale”….
Addirittura fu venduta la Banca D’Italia, il bene supremo della collettività e simbolo della sovranità monetaria del popolo. Da allora si chiama Bankitalia ed é in mano alle banche private italiane, commissariate dalla BCE e in balia dei mercati finanziari, guarda caso gestiti, con le più abili speculazioni finanziarie, da quei ricchi banchieri che affittarono il panfilo dalla vecchia inglese e giunsero a Civitavecchia per comprare l’Italia.,
Per far approvare la dismissione dei beni italici, agli amici del Britannia, serviva qualcosa di forte, qualcosa tipo una lira più debole, un bilancio ancor più disastrato e il declassamento dei nostri BOT.
Ci si accordò quindi per una supersvalutazione della lira. Il compito fu affidato a George Soros, super finanziere d’assalto di origini ungheresi ma yankee d’adozione, a capo del Quantum Fund e protagonista di una incredibile serie di crac provocati in svariate nazioni nel mirino degli Usa, potendo contare su smisurate liquidità capaci di creare default ad hoc e svalutazioni create ad arte. La svalutazione della lira raggiunse il 30%, Amato e l’allora governatore di Bankitalia, Carlo Azeglio Ciampi utilizzarono 48 milioni di dollari delle riserve della Banca d’Italia, dopo avere operato un prelievo forzoso del 6 per mille dai conti correnti degli italiani.
Moody’s, l’agenzia di rating, completò l’opera declassando i nostri Bot. Si trattò di un attacco speculativo ad opera d’arte.
Tutto quello a cui stiamo assistendo oggi non è altro che la naturale prosecuzione del processo che è iniziato nel 1992, a bordo del Panfilo Britannia.
Mario Monti, che ha guidato l’ultimo governo uscente, fa parte dell'Aspen Institute, ha preso parte a diverse riunioni del gruppo Bilderberg, e ha ricoperto addirittura il ruolo di "Presidente europeo" della Commissione Trilaterale, estensione del super magnate Rockfeller, braccio destro della potentissima famiglia Rothschild, che ha in mano quasi tutte le banche centrali del mondo.
Monti ha ricoperto importanti incarichi (è stato advisor) per la superbanca d'affari USA Goldman Sachs, definita "il miglior posto per produrre denaro che il capitalismo globale sia mai riuscito a immaginare" con una capacità d'investimento di 12.000 miliardi di euro all'anno (il debito pubblico che sta mettendo in ginocchio l'Italia ammonta a poco meno di 2.000 mld di euro) e un valore di oltre un trilione, ovvero un miliardo di miliardi. (1.000.000.000.000.000.000); una banca, Goldman Sachs, responsabile di aver mandato sul lastrico svariate decine - se non centinaia - di migliaia di famiglie americane e di altre parti del mondo, in particolare nei paesi poveri che più si prestano alle speculazioni, visto che pur di ingrassare il proprio business, i dirigenti Goldman Sachs non si fanno alcuna remora a speculare sulle carestie, le derrate alimentari, sulla povertà della povera gente. Generare profitto: si occupano di questo, all'interno della "super banca", ben 30.000 dipendenti che percepiscono una media di 700.000 dollari all'anno, che grazie ai "premi" riconosciuti a chi è stato particolarmente produttivo possono superare - anche di molto - il milione di dollari. I dirigenti di spicco, ovviamente prendono molto di più, anche oltre 10 volte tanto.
Oltre a Goldman Sachs ci sono altre banche molto influenti, legate anch'esse alle associazioni massoniche sopracitate, una di queste è Morgan Stanley, dove - guardacaso - lavora "Monti jr", il figlio di Mario Monti, alla quale il Ministero del Tesoro italiano a Gennaio 2012 ha elargito in gran silenzio, 2 miliardi e 567 milioni di euro per un affare (per la banca, non per il governo) di "derivati". Soldi che il governo - visto i tempi difficili, almeno per i cittadini - avrebbe potuto rimborsare in comode rate, e magari girare una parte agli imprenditori italiani che hanno fornito merci e servizi allo stato, a cui l'erario deve un totale di 70 miliardi di euro. Un'altra banca d'affari molto influente è JP Morgan.
Le associazioni di stampo massonico citate sopra (Aspen Institute, ma ancor di più gruppo Bilderberg Commissione Trilaterale ma anche altre come club di Roma e CFR) e le lobby dell'alta finanza, le "super banche" d'affari (Goldman Sachs, Morgan Stanley, JP Morgan) sono legate a doppio filo, in quanto gli uomini che ne fanno parte sono gli stessi: i dirigenti di punta delle lobby dell'alta finanza e i loro uomini di fiducia (uno di questi, evidentemente, Mario Monti) sono tutti membri delle associazioni massoniche, nel cui ambito interagiscono con i politici più importanti, e quindi i governi del mondo. Da molti anni a questa parte tutti i presidenti degli Stati Uniti che si sono avvicendati sono stati - tutti - membri del Bilderberg, o legati a doppio filo ad esso, così come gli uomini di Goldman Sachs (ufficialmente "ex") ricoprono ruoli chiave all'interno del governo americano, come il Ministero delle finanze.
Queste banche d'affari, vere e proprie lobby dell'alta finanza, sono proprietarie/azioniste legate a doppio filo alle 147 multinazionali che controllano, condizionano e gestiscono a loro uso e consumo l'economia globale: hanno in mano i mezzi d'informazione più autorevoli, mediante i quali "costruiscono" l'immagine dei politici che i cittadini di tutto il mondo eleggeranno. Laddove sorgano organi di informazione di cui non sono direttamente proprietari, possono sempre "addomesticarli" mediante cospicui contratti pubblicitari. Il vero editore dei giornali infatti sono le agenzie pubblicitarie, che consentono a un determinato organo di ricevere ottimi introiti ed espandersi, ma possono affondarlo se decidono di boicottarlo in quanto contrasta i loro interessi. Le grandi campagne pubblicitarie non vengono gestite direttamente dalle aziende: queste si affidano ad agenzie, che stabiliscono come e dove investire: e la maggior parte - in termini di valore economico - dei contratti pubblicitari è gestito da poche agenzie, riconducibili in un modo o nell'altro, alle associazioni di stampo massonico e/o alle lobby dell'alta finanza sopracitate.
Nel panorama dell'alta finanza, dei mercati finanziari, dell'economia delle nazioni, dell'industria e del commercio, rivestono un ruolo importantissimo, fondamentale le agenzie di rating, deputate a stabilire, mediante una classificazione definita "rating" quanto siano "affidabili" governi e imprese. Le agenzie di rating principali sono tre, soprannominate "le tre sorelle : Standard & Poor's, Moody's e Fitch Ratings. Quando le agenzie di rating "declassano" una nazione (o un'impresa) questa viene ritenuta meno affidabile; investire su di essa (cioè concedere credito a una determinata nazione, mediante titoli obbligazionari, o ad un'impresa) viene considerato più rischioso, pertanto aumentano i tassi di interesse che questa deve corrispondere. Questo è un potere immenso, in quanto un abbassamento eccessivo del rating può significare tassi di interessi talmente elevati da determinare la bancarotta, sia per le imprese che per le nazioni, che sono costrette ad aumentare la pressione fiscale per pagare gli interessi necessari per avere liquidità.
Da notare come le agenzie di ratingsiano aziende private, e guarda caso legate a doppio filo alle lobby dell'alta finanza che le gestiscono a proprio uso e consumo, visto che in molti caso hanno favorito (inconsapevolmente?) alcune società, attribuendo loro un rating positivo anche in assenza dei presupposti per farlo: è il caso della Lehman Brothers, che poco prima di dichiarare bancarotta era ritenuta assolutamente affidabile (classificata A2) fattore che ha spinto numerosi investitori a investire forti somme, mentre in altri casi, alcune società (e nazioni) hanno ricevuto un rating eccessivamente penalizzante, mettendole in difficoltà poiché per avere "accesso al credito" erano costrette a corrispondere tassi di interesse elevatissimi.
La procura ha accertato che una di queste agenzie di rating, Moody's, remava contro l'Italia. E guarda caso, Monti era un collaboratore di Moody's, prima di essere nominato premier.
Quindi, ricapitolando:
E perfino il movimento che viene considerato l’unica opposizione politica a tutto questo ha un problema: è la creazione di un’azienda, la Casaleggio Associati di Gianroberto Casaleggio.
E chi è il più importante, autorevole, carismatico e potente socio/partner della Casaleggio Associati? Enrico Sassoon, Board Member e Presidente del Comitato Affari Economici dell’American Chamber of Commerce in Italy, la camera di commercio americana in Italia, “un ponte qualificato tra Italia e Stati Uniti con un network di cinquecento soci che include il cuore del mondo produttivo italiano, un gruppo di aziende ad alto tasso di internazionalizzazione capace di rappresentare il 2% del PIL nazionale.”
Praticamente si tratta di una super lobby di multinazionali, banche e grandi gruppi che unisce le forze per proteggere in maniera più efficace i propri interessi e che promuove lo sviluppo dei rapporti commerciali tra Italia e USA. Per rendere bene l’idea di quanto esteso sia questo cartello basta leggere i nomi di alcuni dei gruppi presenti in Amcham: Standard & Poor's, Philip Morris, IBM, Microsoft, ENI, Enel, Intesa San Paolo, Sisal, Rcs Editori, Esso, Bank of America, Coca Cola, Fiat, Fincantieri, Finmeccanica, Italcementi, Jp Morgan, Pfizer, Rai, Sky, Unicredit…
Tutti i migliori/peggiori gruppi che hanno generato la crisi economica in cui versiamo.
Enrico Sassoon, primo e più importante socio della Casaleggio, siede fianco a fianco con certi personaggi. Che poi sono gli stessi componenti dell’Aspen Institute Italia, think tank tecnocratico, diretta emanazione del gruppo Bilderberg. Quando il Sistema si organizza è capace di tutto: persino di creare un Comitato Esecutivo Aspen formato – oltre che da Enrico Sassoon della Casaleggio – anche da Mario Monti, John Elkann, Romano Prodi, tutti componenti italiani del Bilderberg.
L’Italia non è altro ormai che un giocattolino in mano agli speculatori, incentivati anche dalle direttive dell'Unione Europea, che si stanno arricchendo sempre di più alle nostre spalle, con la complicità di quei politici che gli hanno steso un tappeto rosso, e cercano di farci sopportare tutto questo seminando paura (lo spettro di conseguenze economiche ancora più terribili), con discorsi fuorvianti ("è necessario" - "salva Italia" etc) e le solite promesse da marinaio di "ripresa" (ripresa che non ci sarà mai, ma sarà sempre peggio, almeno per noi cittadini... le grandi aziende hanno delocalizzato o stanno delocalizzando: non c'è lavoro, non c'è soldi.. quale ripresa puo' esserci?).
Continueranno a vendere la nostra sovranità e i nostri beni, con un occhio di riguardo naturalmente per le caste parassitarie politico-professionali e affaristiche, che rappresentano un ingranaggio utile per la infernale macchina monetarista, iperliberista, privatizzatrice, liberalizzatrice, eurocratica e suddita della finanza internazionale e dei suoi “club” decisionali (Bilderberg, Trilateral, Aspen) che ha ridotto l’Italia a una cavia dell’usura mondialista.
Chiara conferma di tutto questo è l’ultimo governo appena nato, a cui capo si è insediato Enrico Letta, membro, come dichiara con orgoglio lui stesso, del Bilderberg, nonché membro del comitato esecutivo italiano dell’Aspen Institute, l’evidente rappresentante di un Governo Monti 2, per l’austerity, per le privatizzazioni, per lo smembramento e la svendita dei gioielli nazionali, come nel ’92-’94.
Si prepara per l’Italia un’altra lunga nottata. Questo governo sarà di fatto una replica più “giovanile” degli esecutivi che dal 1992 a oggi hanno indirizzato tutti nell’atroce sudditanza alle politiche di tagli sociali e fiscali, alla disoccupazione, alla recessione.
Un cartello di dominio che, oltre alle pratiche dell’aggressione finanziaria ed economica al pianeta intero, utilizza la Nato e l’Onu per le sue avventure destabilizzatrici contro i Paesi e i popoli non allineati (Serbia, Iraq, Afghanistan, Libia, Siria) e nel lungo assedio alle nazioni non “occidentaliste” né atlantiche: quelle latino-americane, la Russia, la Cina e il Sudafrica.
I poteri forti dell'alta finanza mirano ora alla riserva aurea italiana ma anche ai beni pubblici italiani: ad iniziare dalle percentuali di proprietà delle aziende che lo stato possiede ancora, fino al patrimonio immobiliare che l'Italia sarà costretta a vendere - anzi: a Svendere - per ripianare il debito pubblico. Nel frattempo sono state e saranno varate altre leggi che favoriscono tutti i poteri forti citati in precedenza, da quelli economico-bancari alle multinazionali, proprietari della "grande impresa" e della "grande distribuzione", facendo chiudere i negozi dei cittadini, grazie all'oppressione fiscale e al calo dei consumi, che saranno soppiantati da centri commerciali o catene di negozi legate alle grandi aziende, che a capo hanno sempre gli stessi proprietari: le lobby dell'alta finanza.
Aggiornamento Aprile 2015
Fonti:
http://frontediliberazionedaibanchieri.it/
http://contropiano.org/
Con il Governo Renzi insediatosi nel febbraio del 2014 le cose non sono naturalmente cambiate: l’agenda di questo governo continua a servire, con costanza e continuità, gli interessi globalizzanti della finanza internazionale e della Banca Centrale Europea.
Nel 2014 il carico fiscale, su tutto il patrimonio immobiliare complessivo (case, uffici, negozi, capannoni e così via) degli italiani, ha raggiunto, grazie ai vari provvedimenti fiscali riferiti a Imu, imposta di scopo, Tari e Tasi, più di 50 miliardi di euro, con l’evidente obiettivo di impoverire, precarizzare e distruggere la proprietà immobiliare privata italiana , da sempre la più forte e diffusa al mondo, che si è perdipiù storicamente rivelata, insieme al tessuto della piccola e media impresa, l’elemento fondamentale di salvezza dell’economia italiana in tempi difficili.
Inoltre, un ulteriore passo significativo di questo ennesimo governo “cameriere” delle banche, lo troviamo nelle misure per la ‘crescita economica’ del D.L. n.91/2014, che prevede la reintroduzione dell’anatocismo bancario (ovvero la produzione di interessi da altri interessi già scaduti in modo che il calcolo degli interessi in regime di capitalizzazione composta anziché in regime di capitalizzazione semplice determini una crescita esponenziale del debito, con la conseguente impossibilità “eterna” di saldarlo), già cancellato da decine di sentenze di Cassazione negli anni novanta e perfino dalla Corte Costituzionale, per consentire la ‘Crescita’ degli interessi – spesso usurari - delle banche, a danno di consumatori, piccole e medie imprese e delle famiglie già strozzate da tassi di interessi molto elevati e ben superiori alla media UE.
E… che dire dei beni pubblici?
Lo scopo è chiaro, lampante, ormai alla luce del sole: svendere tutto.
L‘abolizione del voto capitario, cioè del principio che ogni azionista di una società per azioni ha diritto ad un voto, indipendentemente dalla quantità di azioni possedute, ha aperto la porta di fatto ad acquisizioni di pacchetti di maggioranza che permettano il controllo completo degli istituti e delle aziende in mano pubblica o che, comunque, gestiscano servizi di interesse collettivo.
Il piano di privatizzazioni approvato dal governo Renzi e imposto dalla Troika bancaria europea è semplice: per tagliare il debito pubblico bisogna che lo Stato venda gli asset, ossia “i beni”, senza guardare troppo per il sottile, senza distinguere tra settori strategici (quelli chiave per tenere in vita la struttura industriale di un paese) e beni “accessori”.
E infatti abbiamo avuto prima la vendita di Ansaldo e Breda ai giapponesi dell'Hitachi e, appena adesso, della storica Pirelli, in cui si prepara a entrare il colosso della chimica cinese ChemChina Protagonista anche questa volta Marco Tronchetti Provera, che fa con le gomme la stessa operazione fatta qualche anno fa con Telecom e che, prima delle gomme - nel 2005 - già si era venduto il comparto dei cavi per energia e telecomunicazioni, uno dei settori più in espansione sul pianeta.
A chi era stato venduto? A Goldman Sachs naturalmente….
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