della fedeltà alla parola data di non tradire l’impianto profetico di Barbiana, a cominciare dal “ Decalogo”,  segue,infine, “Parole eterne del mio Amico Don Lorenzo Milani , Profeta in Barbiana”, prefazione del Prof. Mario Bernardi Guardi,  Ed. “Il Cerchio” , Rimini 2010, nel quale si evidenzia e si documenta la clamorosa portata storica delle Profezie barbianesi  dal 1966 ad oggi.  “Ventimila Sammarini”  vuol chiudere il cerchio della dura e soffertissima testimonianza dell’Autore, ricapitolando, documentando ulteriormente e cercando di chiarire definitivamente il grande disegno milaniano.  Le 280 pagine del lavoro prendono le mosse dalle contraddizioni di  Umberto Bossi e della sua “Lega” che grida “Roma ladrona!”  dimenticandosi che fu  dal Settentrione d’Italia da cui industriali, massoni e qualche borghese invasato- alleati all’imperialismo inglese – finanziarono e organizzarono l’aggressione al Regno della Due Sicilie, poi rubarono la sovranità Toscana con un plebiscitotruffaldino e infine invasero Roma  (cfr. pag.11)  Ripercorse le ragioni dello storico incontro con Don Milani del 31 luglio 1966, evidenziando, in particolare, l’impressione che fece sul Profeta il Convegno dell’Associazione Giovanile “Forza del Popolo” che si tenne in Prato nel 1964, durante il quale l’Autore, allora ragazzo , denunciò - per l’epoca con inaudito coraggio - la strategia del PCI che stava dietro alla tragedia delle foibe e all’attività partigiana comunista, provocando una violentissima reazione de “L’Unità”. (Cfr. pag. 17)  Passando poi al ruolo dell’immortale “Decalogo di Barbiana” , formulato in Barbiana il 31 luglio 1966,  l’Autore evidenzia come la sua applicabilità sia facilitata nelle regioni e nei piccoli  Stati,  per questa ragione il Profeta reclamava i  “ventimila sammarini” , forte della sua decisa volontà di voler difendere la dignità di tutti i popoli, che si manifesta in un suo acutissimo esempio:  “ Se i pigmei vogliono star nudi sugli alberi, che ci stiano ! E si costituisca il libero Stato dei Pigmei.”  Don Milani,  da autentico Profeta,  intuisce l’avvento del mondialismo, dello sfruttamento sistematico del Terzo Mondo, delle terribili conseguenze , fra cui, certamente, le migrazioni di massa e afferma: “  … scorrerà molto sangue e sia la degenerazione morale che quella politica, giungeranno a livelli di incredibile bassezza”. (Cfr. pagg. 19-22)  Perché Don Milani si ricordò di San Marino e lo prese ad esempio ?  Non certamente per questioni filateliche …  Infatti, studiando gli Statuti Sammarinesi, l’Autore si accorge di almeno tre clamorose similitudini con il  Decalogo di Barbiana” : il “divieto di ricoprire più di una carica pubblica”,  il “divieto di rimanere per più di due volte alle stessa carica pubblica”  e il fatto poi che il  “Capitano Reggente non è rieleggibile se non sono trascorsi tre anni dalla precedente elezione, tutti principi che dovrebbero” – sostiene l’autore -  “favorire la politica come esercizio di un Servizio”.  (Cfr. pagg. 23-26)  L’Autore mette in evidenza come  Don Milanisia stato in qualche modo l’anticipatore della “sussidiarietà” e quindi dell’altro grande Profeta del secolo scorso Don Luigi Giussani, fondatore di “Comunione e Liberazione”. Di Don Giussani  fornisce  l’intercorso carteggio, ricordando come il 2 giugno 1976, a dieci anni dalla terrena scomparsa del Profeta di Barbiana il fondatore di C.L.  si recasse a  Pozzo della Chiana (Arezzo),  paese di origine del Mazzerelli, per difendere insieme a lui la memoria sacerdotale e profetica del vero Don Milani.  Al termine di quel Convegno , a proposito della Profezia dei  “Ventimila Sammarini,ebbe a dire:  “… Ma questo don Milani era un  grande Profeta!  Ha ragione! Ha ragione! Ci vogliono ventimila sammarini o sarà la barbarie!”   (cfr. pagg. 27-37)  Viene quindi affrontato il problema del “federalismo” , ricordando come seguendo la Profezia milaniana dei “Ventimila Sammarini, l’Autore si sia recato ad Aosta il  30 novembre 1979  ad incontrare  Bruno Salvadori ,  un parlamentare valdostano  che sognava l’Italia federata. L’Autore dimostra come Umberto Bossi, che del Salvadori si dice impropriamente “seguace”,l’abbia ferocemente  tradito creando un movimento lombardocentricoe verticistico con l’intento di assorbire tutte le “autonomie” del Nord e umiliare il Sud.  Ed è contro “l’umiliazione” del Sud, che l’Autore dimostra la vera realtà del Regno delle Due Sicilie che vedeva quello Stato in cima ad un incredibile numero di primati mondiali sulla tecnica, l’economia e la cultura. (Cfr. pagg. 41-66)  Il cinismo comunista pro invasione extracomunitaria che si manifestò clamorosamente a Campi Bisenzio (Firenze) intorno al Gazebo della FLCAMS-CGIL il 18 settembre 1988, con le frasi che l’Autore da allora costantemente ripete in ogni consesso:  “Compagni, non preoccupatevi per la crisi dell’Europa dell’Est… Dal prossimo anno faremo giungere in massa gli extracomunitari che ci serviranno per rilanciare la lotta di classe e disarticolare l’Occidente e la Chiesa Cattolica”.  La constatazione  che alla “teoria” , purtroppo, seguirono i fatti , a cominciare dall’invasione clandestina cinese di San Donnino, frazione di Campi Bisenzio, che i locali ribattezzarono San Pekino …   Ed è ancheda quella constatazione che l’Autore da vita al Movimento Autonomista Toscano (MAT) ( 1989 ), ricordando come  Don Milani  avesse previsto anche quella deriva comunista, mediante  la sua celeberrima definizione di quel “male”: “ Il comunismo è la mediazione e l’organizzazione politica di ogni male, al fine di consentire, ad una classe dirigente parassitaria e brutale la gestione di ogni forma di potere sulle spalle degli ultimi.”  Vengono documentate le prime iniziative del M.A.T. , pubblicando il testo integrale del suo Manifesto Programmatico e una sorta di “botta e risposta”  su gli argomenti affrontati dalla gente comune “ che vive lontana dai Palazzi del Potere” e dai “lussi e privilegi di casta, dibattendosi con i problemi di tutti i giorni, a cominciare da quello di come fare la spesa”  (cfr. Pagg. 67-101). Prosegue una imponente documentazione, scrupolosamente commentata, di tutti  i contatti, i confronti e le polemiche avute dall’Autore  dal 1988 al 2014 con esponenti politici, uomini di cultura, giovani, anziani, modesti lavoratori, donne incontrate ai banchini davanti ai supermercati,  spesso personaggi davvero curiosi  con storie personali singolari, poi ci sono riflessioni che non ti aspetteresti da gente comune, emarginata da ogni potere. Sacerdoti e alti Prelati  si “compromettono” manifestando all’Autore stima e comprensione. “Il testimone” , così si firma talvolta il Mazzerelli , invecchiando , rassomiglia alla cocciutaggine del suo Maestro, che mai a voluto “tradire” , perché dice: “Se di stelle, quel pagliaccio di Grillo ne ha cinque, Don Milani ne ha almeno diecimila. E allora come si fa a tradirlo! “ 

 
 
 

P.S:  Il libro è stato gratificato il 6 dicembre 2014 dal Premio “ Firenze-Europa Mario Conti “, nel Salone dei Cinquecento a Palazzo Vecchio in Firenze, con questa motivazione: “Uno straordinario ritratto di due giganti del cristianesimo sociale, entrambi Profeti di una società nuova per la quale tuttavia previdero una lunga attesa. Il libro è ricco di documenti rari e preziosi, sia della Scuola di Barbiana come dell’impegno giussaniano , ripercorrendo anche le fasi del Movimento Autonomista Toscano.