IL DECALOGO DI BARBIANA E LA“Papessa”  ROSY BINDI

L’otto febbraio è comparsa su “Libero”, a pagina 30, una bella recensione di Mario Bernardi Guardi al mio ultimo libretto: “Parole Eterne del mio Amico don Lorenzo Milani, Profeta in Barbiana” Edizioni “Il Cerchio”, Rimini 2010. Ovviamente, trattandosi di un breve commento, l’ottimo giornalista Bernardi Guardi  non  ha potuto entrare nel merito del “fantasmagorico” e profetico  DECALOGO DI BARBIANA  che, delle “parole eterne”,  è poi il cuore e l’anima. Cerchiamo ora di parlarne in meno parole che mi è possibile. In questi giorni va di moda trattare di “questione morale” edi “etica politica” scendendo in piazza, urlando e sbraitando. Personalmente, perdendo quasi sempre, in fedeltà alla richiesta “promessa di non tradire mai e poi mai” l’accordo che avevamo raggiunto,  richiesta dal Profeta il 31 luglio 1966 – 45 anni or sono ! – proseguo la testimonianza  di questo grande documento, che, ogni giorno che passa, mi appare sempre più sconvolgente:

Divieto di ricoprire più di una carica pubblica.

Divieto di rimanere in carica per più di due volte alla stessa carica pubblica.

Divieto della pubblicità personale dei candidati a qualsiasi carica pubblica.

Divieto di ricoprire una carica pubblica e una di Movimento, in maniera da consentire all’organizzazione politica il controllo sull’operato degli eletti.

Divieto di costituire correnti o gruppi di potere.

Divieto di aprire uffici per la promozione del clientelismo.

Obbligo della dichiarazione annuale, pubblica e giurata, di tutti i redditi e di tutte le proprietà da parte degli amministratori pubblici.

Irreprensibilità morale nella vita pubblica e privata.

Predisposizione della lista dei candidati, a qualunque carica pubblica, mediante una “scala dei meriti”.

Esercitare la politica come servizio, evitando qualsiasi contrasto personale con gli altri servitori.

  Il Decalogo, come i Dieci Comandamenti non è imponibile a nessuno, ma  grida alla coscienza  di molti. Storicamente a me pare risolva la  secolare contraddizione fra fede e potere che, purtroppo, ha quasi sempre contraddistinto l’impegno dei cattolici in politica. Il Decalogo, per non avendo limiti né di tempo, né di spazio, fu pensato “utile” anche per un paio di piccolezze,  tutta  terragne e tutta italiane.  Il Decalogo, se conosciuto, avrebbe spiazzato da un lato l’ipocrisia della “questione morale”, posta da una ideologia senza futuro – quella comunista – che il Profeta definì, con impareggiabile lucidità : “…mediazione e organizzazione politica di ogni male”.  Dall’altro lato avrebbe disarticolato l’imbroglio, davvero “storico”, del “compromesso storico”.  Volete la riprova ?  Domandate alla Rosy Bindi,  verginosa  “papessa” del cattocomunismo, se il Decalogo di Barbiana è applicabile al Partito democratico o almeno ai “cattolici” del PD.  Già che ci siamo, ecco un’altra essenziale domanda, che ai sensi del punto otto del Decalogo è questa: Ammesso e non concesso che “finalmente” lei e i suoi accoliti riescano a scacciare il “gran porco” (contenta ?!) chi proporrebbe al suo posto? Esemplari personaggi come Marrazzo, l’ex Sindaco di Bologna  o quel sant’uomo di Vendola, ascesi con la necessaria copertura e benedizione di Lei stessa, “Sua Santità” la Presidentessa e Papessa?

  In trepida attesa, ringrazio la “Verginissima” di Sinalunga per la carità dell’attenzione.

Alessandro Mazzerelli

Firenze, 31 marzo 2011

P.S.: Se il Decalogo di Barbiana è ancora poco noto non è, per la verità, soltanto colpa mia. Un’ottima persona,  lo scomparso Prof. Valerio Riva,  Autore del celebre saggio “Oro da Mosca”, che dimostra come e perché il PCI è stato finanziato sul sangue del popolo russo dalla nascita del 1921 sino al 1989, intuì immediatamente la storica importanza del messaggio, inviandomi da un certo Cane funzionario della Mondadori. Costui agì, sia nei miei confronti, sia, cosa molto più importante, nei confronti delle Parole del Profeta, in maniera del tutto coerente con il cognome che si ritrova, certamente non a caso…